La maestra Renata
Scritto da Gianluca Giunchiglia   

La maestra Renata

di Gianluca Giunchiglia

Oggi fuori piove, il sole se n’è andato da qualche parte e non si fa vedere.

La scuola è appena cominciata e i bambini fanno fatica a stare seduti. Sono inquieti perché con questo tempo la maestra Renata non può portarli in giardino a giocare.

Lei è alla lavagna con i suoi gessetti colorati e spiega matematica.

C’è Andrea che guarda dalla finestra i pini che si inzuppano d’acqua, e pensa: uffa! Voglio giocare a pallone!

Serena guarda la lavagna e pensa: oddio, quanti numeri! Lei ha sempre avuto paura dei numeri. Dice che non le entrano in testa.

Alberto tiene le mani nei capelli. Anche a lui i numeri stanno antipatici. Invece, alla sua compagna di banco, Marilena, la matematica piace, e quando fa le operazioni si diverte un mondo! La maestra la chiama sempre alla lavagna, e lei oltre a divertirsi, fa pure bella figura.

La maestra si avvicina ad Alberto e gli dice: - cos’hai?

Lui scoppia a piangere, mette le mani sugli occhi, si copre il viso.

- Maestra, Alberto non capisce, - dice Lorenzo, che gli siede di fronte e si impiccia sempre degli altri.

- Stai zitto Lorenzo! - gli dice Serena, che conosce bene Alberto perché vivono nello stesso palazzo e giocano a palla in cortile tutti i santi giorni.

- Alberto vuole giocare a pallone! - esclama Serena.

- Anch’io, anch’io! – urlano in coro i maschietti.

- No! Io voglio giocare a nascondino, - dice Elena.

- Io a palla avvelenata, - urla Monica, alzandosi dalla sedia dell’ultimo banco.

- Io, io, io…, - dice la maestra, - io voglio che stiate buoni altrimenti si sta in classe tutto il tempo!

I bambini si azzittiscono e stanno fermi a guardare la maestra Renata che si è arrabbiata. Ha le guance rosse, e i capelli riccioluti che le stanno ritti come molle.

Alessia sta con lo sguardo triste sul banco. Parla poco, pensa alle sue cose e ama solo giocare a muraglia cinese, perché quando corre non la prende mai nessuno. Tonia le sta accanto e le vuole bene. Alessia quando è felice le prende la mano e gliela stringe forte. Poi le fa un bel sorriso e la guarda negli occhi “dicendole” tante cose.

- I numeri ci possono far divertire, - dice la maestra Renata.

- E come? - domanda Serena.

- Per esempio, con le somme possiamo giocare a tanti giochi…

- A quali? - chiede Tommaso, che non parla quasi mai perché ha paura che gli altri ridono di lui, perché è timido e diventa subito rosso in viso. Già è rosso di capelli e poi così lo chiamano “carota”.

- Pensiamoci un po’ insieme, - dice la maestra.

- A nascondino! - esclama Serena.

- Perché?

- Perché si conta!

- Brava Serena! E poi?

- A campana! - dice Marilena, - perché si salta sui numeri.

- Brava Marilena! E poi?

- A ruba bandiera! - dice Tommaso, ora che ha preso il via a parlare e non ce la fa più a stare zitto.

- Bravo Carota! - gli dice Fernando da dietro, che non si perde mai una battuta.

- Bravo Tommaso! - gli fa la maestra, - e proprio a ruba bandiera possiamo giocare con i numeri, facendo le somme, le sottrazioni e… Guardate bambini: se dico 3 più 2, vuol dire che parte il numero…?

- 5! - esclama Serena, alzando la mano sopra la testa.

- Ecco, lo vedi Serena che i numeri non mordono! - Quindi, parte a corsa il numero 5 della squadra verde e il 5 della rossa. E così via…

- Ah, - dice sorpresa Serena, guardandosi le dita mentre conta uno due tre quattro cinque…

La maestra prende un gessetto e disegna alla lavagna il campo delle due squadre.

- Avanti bambini, prepariamoci bene, che poi andiamo fuori a giocare…

Intanto ha smesso di piovere e il sole è sbucato da dietro le nuvole.

Alessia ha alzato lo sguardo e si è messa ad osservarle: ce ne sono due che sembrano due pecorelle che si baciano, una di fronte all’altra.

L’aria è diventata fresca e da fuori arriva un profumo di pino. Le pozzanghere del giardino si stanno asciugando e il gioco è appena cominciato.

- Alessia esclama ad alta voce: - Si baciano! - e si mette a ridere.

I bambini seguono tutti il suo sguardo e si mettono anche loro a ridere. Tommaso spalanca la bocca perché non crede ai suoi occhi! - Ecco perché la mamma mi dice sempre di contare le pecorelle tra le nuvole! Ci sono per davvero! - pensa Tommaso.

E tutti si allenano a fare i conti con la testa e con le dita, mentre il cuore di ciascuno batte sempre più forte.